La camminata si apre con un grande sforzo di immaginazione. Dove oggi ci sono campi coltivati, è stato scoperto un intero sepolcreto del popolo che si stanziò in questa zona tra l ‘VIII e il VI sec. a. C., riconosciuti come piceni; i primi scavi furono di Edoardo Brizio, archeologo dell'Università di Bologna, e poi, nel 1912, dell’allora  Soprintendente Innocenzo Dall'Osso. I fondi su cui vennero rinvenuti i resti presero il nome dai proprietari di allora, Molaroni e Servici. Nel fondo Molaroni vennero trovati corredi funerari che risalgono alla fine del IX-inizio dell'VIII secolo a.C., quelli di Servici iniziano intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. Entrambe le necropoli terminano, invece, quasi contemporaneamente intorno al 600 a.C. Nel sepolcreto Molaroni sono state messe in luce 142 tombe, tutte a inumazione, nelle quali i defunti erano deposti rannicchiati in semplici fosse rettangolari, lo stesso modo dei morti rinvenuti nel sepolcreto Servici, dove le tombe rinvenute furono 121. Quasi tutte le tombe dell'una e dell'altra necropoli erano ricche  di oggetti di corredo, posti sul fondo della fossa accanto al defunto: pugnali, collane, bracciali. Tutti questi reperti si trovano oggi nel museo Oliveriano che è temporaneamente chiuso ma contiamo aprirà a breve; alcuni oggetti si trovano a invece a Novilara, nel Centro di documentazione, dove si trovano  in copia tombe e vasi,  e oggetti originali esposto in un allestimento originale  di Roberto Vecchiarelli, e di cui si parlerà nell’ultima tappa. 

A Pesaro inoltre ci sono i resti di una capanna picena nei pressi di via delle Calligarie, che racconta della scelta strategica dell’insediamento nel  luogo più altro della città. 

La posizione degli insediamenti racconta molto della economia, dei commerci e quindi dei rapporti intessuti nel territorio da quella popolazione antica probabilmente perché al centro di un crocevia che permetteva la coltivazione, lo stanziamento ma anche i commerci, attraverso il vicino mare ma anche le vie più interne.